mercoledì 11 novembre 2015

TUTTI IN PIEDI SUL LETTINO (Parte I)

Visto che fra "complottisti" e "biscottari" è tutto un tirare merda, stavolta noi di Gigler passiamo oltre, lasciando il lancio dell'escremento a chi magari lo scopre adesso e ci si diverte un sacco.

Questa volta faccio il professionista serio... quindi faccio copia e incolla come fanno nei veri giornali e vi posto il lavoro di un nostro collaboratore. Il Prof. Henry Hole luminare di psicologia. Il nome se l'è inventato lui per proteggere l'anonimato, ma psicologo lo è per davvero. Sì avete letto bene: psicologia. Se ne parla sempre tanto e a sproposito di questa materia per giustificare tempi sul giro e risultati sportivi. Noi la usiamo per analizzare quello per cui è nata: il comportamento e nello specifico quello che ha portato un pilota sull'orlo della follia fino a perdere da solo il titolo.

Sapete già come la penso: il complotto, il cosiddetto "Patto di Andorra" è una cavolata e Rossi inventando un Marquez nemico ci si è poi scontrato per davvero. Ma è un po' come quando si prende un platano che attraversava la strada. A Sepang la scorrettezza l'ha commessa Rossi, non Marquez e a Valencia è partito ultimo per questo.
Pensateci un attimo cari rossisti sfegatati: se non faceva lo scemo alla conferenza stampa di Sepang magari il titolo lo perdeva lo stesso, ma non così.

Lascio quindi la parola al nostro esperto, tanto dite sempre che scrivo della merda, almeno stavolta è merda d'autore, ma vi prego di leggere che c'è da imparare qualcosa.


E’ possibile definire un fenomeno al di fuori delle sue manifestazioni? Si può definire un fenomeno sociale, un prodotto come Valentino Rossi? Se si, come lo si deve definire? Non come lo si definisce normalmente, quelli sono slogan urlati, buoni per la pancia del popolo, buoni per la vendita del quotidiano in crisi. Ottimi per i giornalisti che devono tenere la lingua allenata.
Se si, quindi, come lo si definisce, socialmente? E allora possiamo usare un termine tanto caro ai politici (e cosa non è politico, dal 1994 in poi?) il termine in questione è : Populismo. Lo si definisce mediaticamente (e cosa non è mediatico dal 1994 in poi?) e allora si usa un termine ben preciso: Manipolazione. Si fa tanto parlare di una presunta “potenza”, “forza”, mentale del campione. E allora ci entra la Psicologia. Ma la psicologia si nutre di “patologie”, il termine: “Disturbo narcisistico della personalità” dice nulla?
Quali di questi termini saranno preponderanti? Tutti e nessuno. Questi termini si mescolano tra di loro, come lementi chimici altamente assimilabili. Si fondono come i migliori metalli e formano la fenomenologia che interessa a noi.

La presunta forza psicologica:

Cos’è il Narcisismo? O meglio, cos’è il disturbo narcisistico di personalità? Vediamo cosa ci dice la definizione: “I Disturbi di Personalità vengono raggruppati in tre Cluster (Insiemi)

Cluster A: disturbi di personalità caratterizzati da condotte strane o eccentriche.
Cluster B: comportamenti drammatici o eccentrici.
Cluster C: condotte ansiose o inibite.

Personalità Narcisistica (Cluster B)

“Le persone con una personalità narcisistica sono caratterizzate da senso di superiorità, esigenza di ammirazione e mancanza di empatia. Esprimono una credenza esagerata nel loro proprio valore o importanza, comunemente denominata “grandiosità”. Possono essere estremamente sensibili ai fallimenti, alla sconfitta, o alla critica. Se incontrano un fallimento, a causa della loro elevata opinione di se stessi, possono facilmente manifestare estrema rabbia o depressione. Dal momento che si vedono superiori agli altri spesso pensano di essere ammirati o invidiati. Credono di essere autorizzati a soddisfare i propri bisogni senza attendere, per cui possono sfruttare gli altri, i cui bisogni e opinioni vengono ritenuti di scarso valore. Il loro comportamento risulta solitamente offensivo per gli altri, che li vedono come auto-centrati, arroganti o egoisti. Questo disturbo di personalità si presenta tipicamente in uomini d’azione, ma può essere riscontrato anche in soggetti con scarsi successi.”

Mi pare che ll quadro proposto dal Cluster B faccia al caso nostro.

E’ una patologia, dunque, caratterizzata da un alta percezionde del Sé, in modo spropositato e grandioso. Si esagera la propria importanza e si idealizza il proprio Sé . C’è una forma di amore e di coinvolgimento che risutano fasulli.
La persona dimostra una forma di egoismo di cui non è consapevole e fa di tutto per non rendersene tale, ciò consta di un disagio sociale, di relazione e di sofferenza con la preponderanza di difficoltà nelle relazioni affettive.

Sono termini che si cuciono addosso al nostro caso come un guanto, come il vestito di un sarto fatto su misura. E non voler rendersi conto di questa situazione è solo questione di malafede.
Rossi, conserva un evidente Io infantile, che se in alcuni contesti è necessario, nel contesto nostro no. Infatti ci consente di delineare il “Disturbo Narcisistico”.
Questo Io infantile ha bisogno, ha il bisogno che hanno tutti gli infanti ed i bisogni maggiori sono: Essere amato, essere divinizzato, essere ammirato. Se Rossi fosse un infante avrebbe bisogno di essere nutrito ma non credo che ciò accada, il nutrimento che il suo ego richiede e di ben altra portata.
Questo Io, allontana da se tutto ciò che non serve al suo benessere. Tutto ciò che può creare pericolo alla sua “omeostasi”. La prestunta forza psicologica di Rossi, che tante presunte vittime ha mietuto, con la complicità necessaria della stampa a lui soggiogata, non è altro che il fenomeno di “proiezione”. Rossi utilizza questa dinamica come captain america usa il suo scudo, come thor il suo martello. Nel mondo dei piloti, mondo non facile, pochi sono i piloti che risultano “simpatici” al nostro caro Rossi, quei pochi che gli fanno comodo sono quelli che vengono annegati nel suo narcisismo.
Basta poco ad essere allontanati dalla “cerchia magica”, basta che si metta in discussione uno dei suoi talenti che lui e tutta la sua combriccola, metta alla porta “lo straniero”, l’ateo che si macchia di deicidio. Non solo, il mal capitato viene anche “segnato”, dal marchio dell’infamia, come succedeva con le adultere in un famoso libro. §
I casi ecclatanti sono quelli che molti sanno. Piloti che passano per essere stati distrutti dalla forza psicologica del campione: Biaggi, Gibernau, Stoner, Marquez, Lorenzo. Il loro reato? Aver cercato di varcare le soglie del proibito (Biaggi, Gibernau), il peccato maggiore? Aver oltrepassato la porta del tempio (Stoner, Marquez, Lorenzo.) Ossia essere diventati campioni del mondo per più volte.
Mentre Biaggi è stato nettamente massacrato con un lavoro di proiezione e con l’aiuto della stampa assoggettata,utilizzato a seconda del bisogno come: Campione, quando si devono narrare le gesta del campione, Oggetto mediocre ed inutile quando c’è il rischio che le gesta del campione non abbiano la giusta consistenza. Siamo all’interno della patologia della comunicazione.
Una persona normo dotata, allora, non sa più dove ancorarsi, non sa più come affrontare la tematica, sfugge via non appena si è creduto di bloccarla, di stringerla con i legaccci della ragione. Come un anguilla sfugge via e continua il suo giro.
Discorso differente, invece, per gli altri piloti e soprattutto su Casey Stoner. Australiano, pilota di puro e cristallino talento, l’unico ad aver conquistato il mondiale su una Ducati. Ecco, qui si apre il palcoscenico, si mette in mostra “Lo spettacolo di arte varia”, direbbe Paolo Conte. Non appena c’è il rischio di vedere la divinità colpita, “battuta”, inizia il processo di rimozione, il processo di infangamento, il processo di depersonalizzazione, il sentimento dell’odio. Su Stoner e sulla sua moto sono girate più voci che sulla morte di Kennedy. Vengono posti dubbi sul mezzo ma non ottenendo risultati, allora, si deve passare al successivo livello: Infangare alla cieca. Si attacca la persona e quale occasione migliore? Ma quella di un infortunio, l’uomo è un predatore ed è incoscio, in lui, attaccare la preda quando sente l’odore del sangue, il cervello rettile, lì , da il suo meglio. Ecco trasformata una debolezza in forza. La presunta forza psicologica non è altro che gettar dubbi, fango e quant’altro su chi ha ferito l’innominabile, il santissimo. Stoner, allora, viene definito: “Matto”, “Psicolabile”, “Debole”, “Fragile”, “Depresso”. IL suo momentaneo ritiro è visto come l’impossibilità di mantenere lo sguardo sulla divinità, non potendo sostenere lo sguardo, come Mosè che non poteva vedere Dio che gli dettatava i comandamenti, allora è necessario abdicare e lasciar perdere il tutto.
Stoner, è quello che si definisce, “Oggetto Fobico”. Nessun altro pilota ha mai subito gli attacchi, gli improperi, da parte sia di un collega che da parte della stampa e dei tifosi ciechi. Tutto quello che di male capitava al Rossi era solo colpa di Stoner. Un forza devastante di tale portata non mostra “potenza” psicologica ma “debolezza”, “piccolezza”, “infantilità”. L’avversario lo devo battere nel luogo preposto, una pista se corro, sul tatami se faccio Judo, su una pista di atletica se corro i 100 metri. Questa è la vera forza di un vero campione, sano, senza disturbi di personalità.
Stoner viene odiato perchè è un catalizzatore, un amplificatore dei sentimenti di Rossi. Non potendo sopportare quei “sentimenti”, deve “proiettarli” su qualcuno. Il campione “Sano” utilizza, invece, quel materiale per costruire la sua vittoria, interiorizza, invece di proiettare, è quella che viene definita “Capacità di resilienza”, ossia, la capacità di uscire rinforzati e migliorati dalle problematiche che la vita ci pone dinnanzi. Posso trovare, sul mio cammino, un sasso, sta a me scegliere cosa fare. Se sono arrabbiato, il sasso, diventa un arma, se sono un artista lo posso far diventare una scultura, se sono un costruttore, farlo diventare la base per un palazzo. Ho sempre un sasso a disposizione ma sta a me utilizzarlo nel modo migliore.
E’ di questi giorni il cambio di “Oggetto Fobico”, non più Stoner ma Marc Marquez, eletto a più voci come “erede” della divinità. Anche qui, nel momento in cui fa comodo ecco che si innalza il soggetto che interessa, nel momento in cui non serve oppure si macchia di lesa maestà, viene scagliato giù come Lucifero.
Non appena è stato lanciato il segnale di pericolo, ecco che riparte il solito teatrino patologico. Guidati dal narcisista, tutti danno l’assalto al mal capitato di turno. Di cosa è accusato Marquez?
Marc Marquez è stato accusato di aver favorito il connazionale, Jorge Lorenzo, durante la gara di Philip Island. Come lo ha aiutato? Arrivandogli davanti, facendogli perdere punti importanti nella corsa al mondiale, in quanto tra il primo ed il secondo la differenza dei punti è più che notevole. Quindi, Marquez toglie punti a Lorenzo, Rossi rimane sempre primo in classifica, lo spagnolo non si avvantaggia ma Rossi dice il contrario: Lorenzo è stato avvantaggiato dal fatto di essere arrivato secondo alle spalle di Marquez che, detto in modo chiaro, lo ha favorito facendogli perdere punti che lo avrebbero avvicinato a Rossi.
Paradosso? Sembrebbe uno dei quadri di Escher, uno a caso. E invece no. E’ la normalità patologica, la comunicazione malata di un narcisista che ha visto in pericolo il proprio status. Questo è. Automaticamente, il tutto che viene dopo è contrassegnato dall’essere patologico. Non a caso, il delirio onirico è perdurato anche durante la conferenza stampa dove è stato designato “il nemico” da allontanare come gli appestati. Ecco cos’è la forza di Rossi. La sua patologia, che rende il tutto patologico, che fa passare paradossi come normale comunicazione, grazie al servilismo della stampa.

In conclusione di questo primo quadro, quindi, cosa possiamo dire, quali sono le colpe di chi si trova ad avere a che fare con Rossi? Perchè non ci si limita ad applaudire, ad ammettere una, anche momentanea, superiorità? Come il folle, che indicava che il Re era nudo, questi piloti hanno squarciato la ferita narcisistica della divinità. Folle nel suo delirio, nel suo dolore, ha perso ogni contatto con la realtà, annientando tutto quello che gli può nuocere. Un novello Erode che fa strage (metaforica) di piloti. Parlavamo di ferite, la ferita narcisistica. La più dolorosa da tollerare,da sopportare, se non si ha una buona capacità di resilienza ed un Io ben strutturato, tutte cose che, come abbiamo visto, mancano al nostro caso. Le ferite narcisistiche hanno vita dura a cicatrizzarsi, rimangono sanguinanti, non si rimarginano. Nell’inconscio naricisista non è tollerabile tale situazione, non è accettabile che si possa rimanere feriti. Questi piloti, senza saperlo, o forse si, hanno dimostrato che il giocattolo è debole, la presunta forza è vera debolezza. La divinià è fallace, mortale. Non ci sono poteri, non esistono miracoli. Si può accettare tutto questo? No, non è accettabile, tollerabile. Ed allora si da via allo spettacolo, si apre il palcoscenico ed accanto alla patologia Narcisista ecco che si fa avanti un altro attore che chiameremo: Manipolazione.